martedì 5 luglio 2011

Spin Off n. 7: m+a !

Siamo arrivati alla settima puntata di Spin Off, le interviste che nascono in trasmissione e continuano dopo, perché ci sono artisti italiani che ci piace continuare a seguire, di cui ci piace raccontarvi di più.

Ospiti di questa puntata (gli altri li trovate raccolti a questo link) sono due ragazzi giovanissimi che stanno ricevendo ottime recensioni: Alessandro Degli Angioli e Michele Ducci, in arte gli M+A. Li abbiamo scoperti quasi per caso, grazie alla loro pagina Soundcloud (su cui già qualche mese fa avevano caricato un pugno di nuovi brani.) Nuovi, ci teniamo a sottolineare. Perché questi due ragazzi già nel 2009 avevano pubblicato un primo lavoro, Soundtrack - totalmente autoprodotto -, di cui ad esempio avevano parlato i nostri amici di Breakfast Jumpers e (nella persona di Enver) di Italian Embassy.

Non che questo secondo lavoro non sia nato in regime di Do It Yourself, ma le ultime notizie dicono che i ragazzi hanno trovato un'etichetta, che lo pubblicherà in autunno. Rinviandovi ai siti sopra citati per le recensioni, di seguito vi proponiamo la trascrizione dell'intervista realizzata durante la 36esima puntata de Gli IndiePatici (il podcast è in streaming e download a questo link), con un paio di domande&risposte "extra".

Indiepatici: Ciao Alessandro, benvenuto! Tanto per cominciare, ci racconti com'è nato il gruppo?
M+A: in modo del tutto casuale, ho incontrato Michele a Forlì, o meglio l'ho sentito cantare con la sua band, ho pensato "gran bella voce" e mi sono avvicinato. Abbiamo iniziato a scambiarci idee e musica via mail, realizzando il primo disco in maniera "componibile", senza che ci conoscessimo neanche tanto. Avevamo ancora un nome diverso, cioè (AM) - abbiamo dovuto cambiare il nome per ragioni legali, un'artista americano aveva questo pseudonimo e ce lo ha fatto notare, anche con delle minacce (ride, ndr). Noi non avevamo neanche delle pretese, figurati, abbiamo usato le iniziali proprio a significare che siamo due persone che fanno musica e basta.

Volevo sapere se continuaste a lavorare ognuno per conto proprio, come ci hai detto, o se adesso le canzoni nascessero da un lavoro condiviso...
In realtà non ci siamo mai fermati a pensare, non abbiamo deciso che fosse così, è semplicemente successo che ognuno dei due scriveva e componeva e immediatamente girava il risultato all'altro. Ma la cosa più bella è la nostra sintonia musicale, motivo per cui abbiamo ottenuto buoni risultati da subito. Di base invece ognuno di noi due conserva un proprio privato e interessi diversi, io ad esempio sono molto legato al campo grafico-illustrativo. L'idea è che due persone con una propria vita e delle proprie idee si uniscano grazie alla musica e per la musica. Il problema è che non riusciamo a darci un limite, e forse spaziamo troppo anche da un pezzo all'altro, rischiamo di non avere un'identità.

Paura di essere poco riconoscibili?
Sì, è vero che la nostra caratteristica e il nostro obiettivo vorrebbe essere questa, ma d'altro canto è vero anche che nel live ad esempio per riuscirci bisogna usare tantissimi strumenti... 

Per l'appunto, volevo chiederti: vi presentate sempre da soli dal vivo? e per gli strumenti?
Per un periodo ci siamo presentati con uno spettacolo che prevedeva anche la presenza di una ballerina, ora siamo soltanto noi due. Quanto agli strumenti, finora abbiamo sempre suonato tutto dal vivo: presto toglieremo molti strumenti però, perché ci siamo resi conto che il soundcheck si faceva troppo complicato e lungo, soprattutto per una band emergente. Stiamo allestendo un set più ristretto, adatto anche al trasporto visto che confidiamo di avere delle date all'estero...userete delle basi quindi? Penso di sì, per ora abbiamo una Loop station, un Roland 404 che lancia dei samples, le tastiere MIDI, due xilofoni, il toypiano e il Kalimba e degli strumenti che ci permettono di fare dei giochini in acustico che piacciono molto di solito...e proprio questi andranno via, come i timpani.

Rispetto alla produzione, ci hai detto del fatto che sia nata come "musica componibile", che è arrivata al pubblico in maniera diretta, avendo semplicemente messo i pezzi in rete. So che però adesso siete arrivati ad un'etichetta, ci puoi dire qualcosa in più?
Sì, in realtà noi non siamo bravissimi a gestire le PR, ma siamo entrati in contatto con un'etichetta inglese, la Monotreme Records, a cui è piaciuto il nostro ultimo lavoro al punto da decidere di pubblicarlo. In realtà sarebbe dovuto essere pronto ad aprile, ma ci sono stati dei ritardi e abbiamo rinviato ad ottobre. A dire il vero abbiamo deciso di trasferirci a Londra a settembre, per cui tanto valeva... 

Tra l'altro so che ci saranno dei pezzi nuovi..
Saranno 10 in tutto, 4 nuovi e 6 di quelli che già si potevano ascoltare. Loro volevano pubblicarli tutti quanti, noi avevamo del materiale nuovo, e abbiamo trovato questo compromesso. Ma ci sarà anche un packaging particolare, insomma tutto più ufficiale.


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_ SPIN OFF _ (interviste fuori onda)

Qual è la vostra dimensione preferita per un concerto: il club oppure spazi all'aperto, magari nell'ambito di un festival?
Non c’è nessuna preferenza. Sarebbe assurdo pensare di definirlo a-priori in quanto tutto è molto estemporaneo. Diciamo che dipende dalle situazioni. Ogni live si rivela all’ultimo momento. Ed è giusto che sia così.

Avete dei punti di riferimento musicali? cosa ascoltate con più interesse?
Chi ascolta musica, e soprattutto chi la fa, sa che rispondere a questa domanda è piuttosto ostico. Facciamo musica per capire le cose che ascoltiamo e ascoltiamo musica per capire le cose che facciamo. Oscilliamo molto. Da Chet Baker a Marie Laforêt, fino a M.I.A e così via. Bisogna ascoltare tanto, non monumentalizzare ciò che si ascolta e, quando serve, demolirlo. Sempre con affetto naturalmente.

Se guardate all'italia, vedete una scena o qualche altra band o artista a cui vi sentite vicini?
Basta guardare solo all’Italia o parlare di musica Italiana: “l'Internazionale futura umanità!”. Al di là degli scherzi, credo che il problema attuale sia la fossilizzazione. Il cordone ombelicale è confortante e fissarsi sul proprio ombelico non comporta troppi sforzi. Si tende a sopravvivere. Ad un certo punto, però, è necessario puntare a vivere piuttosto che a durare. Porsi su scala universale e non condominiale. Bada bene, un "universale" che non è generalizzazione ma estensione, che non va intesa in termini di spazi ma in termini di idee!

M+A by M+A

Che dire, ci hanno stupito anche per la maturità delle risposte!

per concludere, come al solito, una serie di link utili:
1) il soundcloud degli M+A;
2) la pagina Myspace;
3) la pagina Facebook;
4) la pagina Vimeo;
5) il sito ufficiale (in questo momento in costruzione).

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