lunedì 13 giugno 2011

Mary in June: intervista e download!

I Mary in June li abbiamo scoperti grazie agli amici di The Breakfast Jumpers, che ne parlarono in termini entusiastici

Colpisce la capacità di coniugare il cantato in italiano alle sonorità post-rock; ci ha ricordato gruppi come i Cosmetic, che personalmente adoriamo. 

Li abbiamo ascoltati e riascoltati, e alla fine è venuto naturale chiedere loro di rispondere a qualche domanda nel corso dell'ultima puntata, lunedì 6 giugno (qui il podcast). Questa è la trascrizione di quello che ci hanno raccontato questi ragazzi romani, a cui auguriamo una splendida carriera.

Una curiosità: il progetto grafico del disco (che ci è piaciuto molto) è stato curato da Alessandro, il cantante e chitarrista, con Stefano Arici (a cui dobbiamo gli alberi) e Silvia Bolognesi (la serigrafia).



IndiePatico: si potrebbe pensare che abbiate fatto il "botto" venendo dal nulla, e invece non siete esattamente degli esordienti, vero?
MiJ: insieme suoniamo da poco più di un anno, però effettivamente sì, ognuno di noi ha altri progetti e suona da tempo (segnaliamo quello del tastierista, Aron Carlocchia: gli En Plein Air, ndr).

Come sono nati questi Mary in June?
Molto velocemente. Ho incontrato Aron, gli ho fatto ascoltare dei pezzi che avevo scritto, gli sono piaciuti e abbiamo iniziato a cercare batterista e bassista. E dopo un anno abbiamo registrato l'EP.

Ma quando hai fatto ascoltare questi brani e avete iniziato a parlarne, avevate già in mente un suono?
Sì e no. Abbiamo iniziato prendendo spunto dal post- rock, Aron suonava già in gruppi di genere, ed è venuto fuori tutto piuttosto spontaneo.

E' anche questione di gusto personale, o dipende dal fatto che per voi i brani erano adatti?
E' venuto tutto molto spontaneo, un po' è vero che le canzoni ci sembravano adatte, un po' è gusto personale...ma non è stato studiato, è venuto così.

Rispetto al cantato in italiano, non c'è il rischio di diventare subito "pop"?
E' vero, questo è un rischio che si corre. Però l'importante è che cerchiamo di riproporre dei suoni decisamente post-rock, italianizzandoli anche per mezzo del cantato.

Voi avete deciso di uscire con un download gratuito su internet, e so che avete ottenuto grandi risultati...come mai questa scelta?
Perché quando una band emergente vuole uscire, o accetta la routine del lavoro di contatto con le etichette, cercando di ottenere riscontri prima di poter proporre la propria musica, e quindi lavorare al progetto sin dalla produzione; oppure semplicemente diffonde la propria musica e vede cosa succede, facendolo per esigenza, perché ha voglia di presentarsi attraverso i brani. Noi facciamo parte di questo secondo gruppo.

State anche suonando molto, e quindi la domanda viene automatica: anche questa scelta è collegata alla volontà di promuoversi attraverso la musica che si fa? O questo serve a voi, per conoscervi e acquisire esperienza?
Entrambe le cose: abbiamo suonato ovunque, senza scegliere il locale, sia per farci conoscere che per conoscere noi stessi, capire quali suoni fossero riproducibili live, migliorare il feeling tra noi, crescere come gruppo.

Come al solito, chiudiamo con un po' di contatti della band:
1) pagina Facebook;
2) pagina Myspace;
3) pagina Bandcamp;
4) una recensione di Stordisco.


BUON ASCOLTO E IN BOCCA AL LUPO A QUESTI RAGAZZI!

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