venerdì 26 novembre 2010

INTERVISTA AI BUD SPENCER BLUES EXPLOSION

Cesare Petulicchio, batteria e seconda voce, la metà dei Bud Spencer Blues Explosion. 
Con noi al telefono in diretta lunedì 22 novembre, nel corso della settima puntata (per ascoltarla, seguite questo link). 

Questo è un po' di quello che ci siamo, ci ha, detto. 


Dal 2007, data della vostra formazione, sono successe un bel po’ di cose… (suonato in tutta Italia, calcato il palco del I Maggio più volte) ci racconti l’esperienza americana?  

Una figata pazzesca, nel senso che l’America è come nei film, il fumo esce dai tombini (scherza ndr) Abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con un pubblico completamente diverso, più preparato musicalmente. Ci siamo confrontati con gruppi che hanno preso la musica come un mestiere da sempre, gente che ha conoscenza dello strumento e della musica. Questa è la cosa che più mi ha sorpreso degli Stati Uniti, la cultura enorme sia dal punto di vista del pubblico che dagli addetti ai lavori. Siamo stati a New York e a Seattle, due città molto diverse musicalmente. La prima è più raffinata anche nel rock mentre Seattle è più punk, un po’ com’era negli anni ’90, non sembra cambiata.  

La tempistica di lavoro con un’etichetta indipendente non vi ha fatto pressioni, non siete stati costretti a sfornare con cadenza ripetitiva, nonostante questo avete già idee per il prossimo lavoro?

Sì, stiamo già lavorando per un’esigenza prima di tutto nostra, perché dopo tanti concerti la nostra musica è cambiata. Il prossimo disco sarà più attinente al live, nel senso che sarà un disco di chitarra e batteria e basta. Dovremmo registrare nei prossimi mesi.
foto di Ilaria Magliocchetti Lombi


I Black Keys negli Stati Uniti riescono ad arrivare al numero 1 della Billboard, che spazio vedi per un blues elettrico in Italia?

Secondo me è qualcosa che va oltre il genere musicale, loro vengono considerati rock alternativo come i Kings Of Leòn, White Stripes. Credo che vada oltre il blues. Per quanto riguarda noi, veniamo inseriti sia in Festival Blues come il Trasimeno Blue Festival o di rock alternativo. Non è legato a un determinato mercato discografico. Il blues in Italia non lo seguo tantissimo, credo che sia molto di nicchia. E’ più un blues tipo Chicago, più moderno rispetto a quello a cui ci riferiamo a noi, del Mississipi.
Per l’appunto, in che cosa consiste la vostra rivisitazione del blues del Mississipi?

Prima di suonare coi Bud, conoscevo l’evoluzione del blues nell’hard rock, quel tipo di blues degli anni ’70 poi Adriano (voce e chitarra, ndr) mi ha passato un bel po’ di dischi legati proprio alla tradizione. Nell’improvvisazione, non pensi molto, suoni quello che ti viene in quel momento. Ad esempio i Black Keys si ispirano tantissimo al blues del Mississipi e lo fanno distorcendo estremamente la chitarra, con una batteria 4/4 dritto come nelle galere del delta.
Riguardo al live di sabato, in questa formazione un po’ atipica, con Saturnino e Bertallot: vi siete influenzati reciprocamente?
Veniamo da mondi diversi tutti e quattro, quindi è divertente suonare tutti insieme e sicuramente ogni esperienza musicale influenza. Prima suoneremo io e Adriano e poi insieme a loro ma non vi anticipo niente (ride, ndr).

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