domenica 3 aprile 2011

Spin Off n. 3: Green Like July!

Siamo arrivati alla terza puntata di Spin Off, le interviste che nascono in trasmissione e continuano dopo, perché ci sono artisti italiani che ci piace continuare a seguire, di cui ci piace raccontarvi di più.

Questa volta ci occuperemo dei Green Like July: Andrea Poggio (chitarra e voce), Nicola Crivelli (basso), Paolo Merlini (batteria). Una band nata nel 2003, che ha avuto un percorso particolare: dopo la pubblicazione dell'apprezzatissimo May this winter freeze my heart (2005), Andrea ha vissuto circa un anno a Glasgow; proprio dopo questa sua esperienza, decideva insieme a Nicola di allargare la formazione a tre elementi, con l'ingresso di Paolo (e leggeremo anche di un quarto elemento, che li accompagna nei live). Passando per la registrazione del disco in Nebraska, nella primavera del 2009 (anche di questo ci hanno parlato più dettagliatamente nell'intervista).

Febbraio 2011: esce Four-Legged Fortune, secondo LP del gruppo. Lo ascoltiamo, ci innamoriamo. Non ci resta che chiedere loro un'intervista. Lo Spin Off è la naturale prosecuzione della chiacchierata radiofonica.


Indiepatici: Benvenuto Andrea, abbiamo detto di Four-Legged Fortune che ha una storia particolare: registrato non troppo di recente, e in uno spazio meraviglioso…parlacene tu però. 
Andrea (Green Like July): beh sì, avete parlato delle Azure Ray, e noi abbiamo registrato presso gli ARC Studios di Omaha (quartier generale della Saddle Creek, etichetta USA, punto di riferimento per tutto il movimento indie-folk, ndr), insieme a una serie di tecnici di serie A, tra cui il produttore delle Azure Ray, A.J. Mogis (produttore anche dei Bright Eyes, ndr), quindi sì, direi che è stata davvero una situazione ottimale per lavorare… 

Ma com’è nata questa opportunità? 
E’ nata in modo quasi del tutto fortuito, mandando mail a quelli che per noi erano solo contatti di posta elettronica privi di personalità, allegando sempre dei pezzi. Pezzi che sono piaciuti, tanto che oltre a risponderci ci hanno invitato a registrare presso i loro studi, mentre noi eravamo orientati a produrlo in Italia, invitando qui Jake Bellows (membro dei Neva Dinova, ndr). E’ stata una cosa del tutto (e giustificatamente) sudata: siamo nati intorno al 2003 e abbiamo fatto dei progressi a livello compositivo, prima di arrivare a questo tipo di riscontri. Da questa esperienza invece abbiamo imparato a credere di più in noi stessi. 

Avete notato grosse differenze rispetto ai suoni, sentendo il risultato del lavoro? Stanti tutti i problemi della postproduzione quando si hanno a disposizione piccoli budget… 
Posso confermare, lavorare in quel contesto ci ha permesso di concentrarci solo sulla composizione e gli arrangiamenti. Avere un tecnico del suono come A.J. e la collaborazione di Jake ci ha anche portato a non commettere errori. Peraltro ci sono delle buone produzioni indipendenti italiane, studi con prezzi competitivi, penso all’ultima registrazione di una cover di John Lennon che abbiamo suonato qui a Pavia in uno studio che si chiama Downtown ed è gestito da Willy Novati. Va detto che ci sono tanti che lavorano male, come però succede anche in America. Nel nostro caso volevamo ricreare un certo suono e sapevamo che quello studio era perfetto. 


(questa splendida "Jackson" la scaricate a questo link)


Parliamo di suono: voi stessi definite la vostra musica folk-rock. A noi sembra davvero “americano”. Secondo te in Italia si può riproporre in qualche modo una scena del genere, al di là di singoli come Bob Corn, e diventare qualcosa di “commerciale” come in Gran Bretagna succede a Mumford & Sons e Noah and the Whale?  
In Inghilterra c’è una cultura folk (e intendo folk-blues) molto più forte che in Italia, tu hai fatto dei nomi e io aggiungo Alessi’s Ark che stanno uscendo per Bella Union. Di sicuro è un punto di riferimento per noi europei. Secondo me la risposta è sì. Noi facciamo della musica che possiamo racchiudere sotto l’etichetta folk-rock per semplificare, ma i nostri ascolti spaziano dai Beatles ai Rolling Stones fino ad arrivare a Bob Dylan e Neil Young, ma anche a De André e Battisti. Se uno cerca di fare canzoni che seguano le regole del blues e della canzone popolare, poi si trova in mano un prodotto su cui si possono innestare suoni diversi, per renderlo più “indie”, più sperimentale. Se invece, come nel nostro caso, si decide di fare un lavoro più tradizionale, si parla di scelte a livello di produzione. A monte c’è un discorso totalmente incentrato sulla canzone: se si suonano le canzoni dei Grizzly Bear con la chitarra acustica, si accorgerà che hanno una struttura molto semplice, sono i suoni aggiunti in seguito a complicare le cose. Magari in un prossimo lavoro partiremo dalla tradizione folk popolare italiana. 

…l’importante è che non seguiate le orme di Van de Sfroos  
In realtà questo Festival è stato anche positivo dal nostro punto di vista, basti pensare alla vittoria di Vecchioni…  
...la prova che basta insistere quei 30-40 anni per arrivare?
(ride, ndr) beh dai, Vecchioni qualcosa aveva già raggiunto. Nella musica chi sa scrivere, lo sa fare tutta la vita. A me poi è piaciuta molto anche la canzone di Patty Pravo.


Green Like July - Flying Scud by takethesongsandrun
[la potete scaricare premendo il tasto destro e salvando questo link]

(_ALLO SPIN OFF PARTECIPA TUTTO IL GRUPPO_)


INDIEPATICI: da qualche settimana è iniziato il tour: nel live puntate a riproporre gli stessi suoni del disco o cercate di dare spazio anche ad altre soluzioni?
PAOLO: Abbiamo una formazione di tre elementi: voce e chitarra acustica, basso e batteria. Cerchiamo di far funzionare il tutto nel migliore dei modi sotto l'aspetto vocale, armonico e ritmico.Da un po' di tempo dal vivo ci sta aiutando un pianista, Riccardo Maccabruni: con lui riusciamo ad avere un tappeto sonoro, un impatto e un'armonia notevole.
NICOLA: non cerchiamo mai di essere una copia esatta del disco, non mi sono mai piaciute troppo le band che eseguono esattamente tutti gli arrangiamenti, le parti vocali e le soluzioni usate nelle registrazioni come se il live si riducesse semplicemente alla riproduzione di quei suoni. Ci piace molto l'idea che se si suona musica pop la cosa bella di un live sia proprio la novità nell'interpretazione delle canzoni, provare arrangiamenti nuovi, diverse soluzioni, non sto parlando di stravolgerle completamente ma di dare al pubblico qualche piccolo particolare sparso qua e là che faccia incuriosire o entusiasmare.

lo scorso febbraio 2010 avete partecipato al Mi Ami di Rockit, un festival che richiama tanta gente diversa, unita dalla passione per la musica, ma soprattutto diversi gruppi italiani...vi sentite più a vostro agio in un club o in un contesto del genere? e si riesce poi a creare qualche rapporto con le persone e in particolare con le altre band?
NICOLA: Ad esser sinceri ho sempre preferito la dimensione dei club a quella dei festival. Questo credo sia un tratto comune della maggior parte dei musicisti: l'atmosfera è migliore, si riesce a creare una connessione diretta con il pubblico e spesso ci si sente meglio. Va detto però che esperienze come, ad esempio, il Mi Ami sono cose rare. L'aria che si respira è davvero unica, tutto questo unito ad un festival che non cala mai di qualità e che offre i concerti dei migliori gruppi indipendenti italiani del momento in una cornice stupenda. Alla fine nel giro della musica indipendente italiana ci si conosce bene o male tutti: il Miami è un'occasione speciale per ritrovarsi e per condividere idee e musica.

four-legged fortune è ancora fresco di pubblicazione: com'è stato accolto al di fuori dell'Italia? ci sono prospettive di "esportazione" dei GLJ?
ANDREA: Non sappiamo ancora come sia stato accolto fuori Italia. Speriamo però di scoprirlo presto suonando un po' all'estero. Prospettive di esportazione sì (girano voci di una possibile/auspicabile collaborazione con la sopra citata Bella Union, ndr). Ricordo che Ghost (Ghost Records, la loro etichetta, ndr) ha una distribuzione che copre gran parte dell'Europa!


Per concludere, una serie di link utili:
1) una bella recensione dell'album, ad opera degli amici di Dance Like Shaquille O'Neal
2) lo streaming integrale dell'album su Rockit
3) Flying Scud scelta come rappresentante italiana nella compilation Music Alliance Pact n. 29 da Polaroid Blog
4) Jackson è in free download grazie a questo blog

e naturalmente, il SITO UFFICIALE e il MYSPACE dei GREEN LIKE JULY, che ringraziamo collettivamente.

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