mercoledì 6 aprile 2011

Intervista a PierPaolo Capovilla!

Lo scorso Lunedì 14 marzo abbiamo avuto occasione di intervistare PierPaolo Capovilla, leader de Il Teatro degli Orrori e di One Dimensional Man, impegnato in quel momento nel mini-tour di "Eresia", progetto di reading di Majakovskji che ha curato insieme all'amico Giulio Favero.

Di seguito la trascrizione dell'intervista.
Per ascoltare il file audio, basta andare sul blog di Fusoradio, a questo link.


IndiePatici: Sul finire del 2010 hai stupito il Festival del Mei, presentando il reading di Majakovskij con la chitarra e il basso di Favero e Pupillo. All’interno di “A Sangue Freddo” lo hai cantato e ora lo reciti. Qual è il legame da lettore che hai avuto con questo autore. E quale opera ti scorre nelle vene.
PP Capovilla: In realtà Majakovskij lo conosco solo da qualche anno, mi sembra di essere ritornato studente universitario… Abbiamo iniziato con la piccola sfida di mettere in musica, in una canzone rock, una sua lirica (“Majakovskij” in “A sangue freddo”, ndr) e la sfida ci è piaciuta e siamo riusciti a vincerla. Approfondendo le liriche majakovskiane, mi è venuto in mente che si poteva farne qualcosa di più. Ci abbiamo lavorato dei mesi e il risultato sarà, appunto, questo reading molto impegnativo e molto emozionante diviso in due parti. La prima sarà il M. rivoluzionario, la seconda il M. legato al tema dell’amore e a temi più privati.

E quale preferisci?
Non c’è dubbio che io preferisca questo secondo M. più emotivo. E’ proprio diversa la dialettica quando si riferisce al privato. L’amore non è solo quello tra un uomo e una donna o fra due esseri umani ma anche l’amore per il cuore dell’uomo, per l’umanità, per il socialismo. Erano gli anni ’20 e l’umanità nutriva speranze completamente diverse da quelle che abbiamo oggi.

Forse non è stato un caso l’aver scelto proprio il cantore della “Rivoluzione D’Ottobre”
Sì, anche perché la grande poesia è anacronistica, la sua grande universalità la rende così.
M., il grande poeta della Rivoluzione, credo che anche oggi sia in grado di indurre le persone a sperare, a darsi degli obiettivi, a lottare per una società più giusta e uguale.


Lo scorso anno oltre a questo progetto è successa anche un’altra cosa molto interessante. Che effetto ti ha fatto essere stato eletto uomo dell’anno da L’Espresso? Sei riuscito anche a stregare Famiglia Cristiana. Il riconoscimento di questi media, ti ha responsabilizzato oppure è chi ha ricevuto i tuoi messaggi ad essersi adeguato?
L’Espresso non mi ha nominato “Uomo dell’anno”, qualcuno ha scritto un piccolo trafiletto dicendo: “lo si potrebbe nominare uomo dell’anno”. Sono felice di queste piccole cose. Quello di Famiglia Cristina, mi fa un grande piacere perché finalmente la mia mamma è più contenta. Legge Famiglia Cristiana da sempre. Non sono anticlericale, sono laico. Sono convinto che la Chiesa non vada confusa con i suoi prelati, è fatta anche di grandi uomini, ricordiamo Don Peppe Diana. La Chiesa è parte integrante della Comunità Italiana, così come lo siamo io e te.

Facciamo un passo indietro e parliamo del Teatro Degli Orrori, facendo un bilancio. Dopo questo tour lunghissimo, sei riuscito ad ottenere l’obiettivo di Artaud, ossia “estrapolare la dittatura del testo scritto per liberare la poesia”?
Mi auguro di si, mi sembra che con il Teatro siamo riusciti a mettere in scena la vita. E’ stato un tour interminabile, ad ogni concerto c’è stato un momento della nostra esistenza in gioco, non cerchiamo di fare costume o intrattenimento, si cerca di fare cultura. Spero che almeno questo obiettivo minimo sia stato raggiunto.

E citando ancora la poesia secondo Artaud: potrebbe essere quel mezzo per far sì che il popolo torni ad essere una massa in grado di riversarsi in strada, per ribellarsi? Oppure si beve una birra, ci si sfoga e la rivoluzione si dimostra un fuoco fatuo?
Io non parlerei di rivoluzione (ride, ndr), credo che piuttosto con la musica si possa interagire nell’immaginario collettivo di una comunità e si possa in questo modo fare politica, perché la politica non la possiamo scambiare sempre e soltanto solo con i partiti. La politica siamo noi, la politica è troppo importante per lasciarla ai politici. Ci vuole la società civile e ci vogliono anche gli intellettuali. Mi sorge anche spontanea una considerazione sul mondo della musica, dove a volte c’è un disinteresse per quello che avviene nel paese. E’ ingiusto, ci si dovrebbe prendere qualche responsabilità in più. Dovremmo disfarci tutti quanti della paura di pestare i piedi ai potenti di turno, noi non siamo dei sudditi, siamo dei cittadini col sacrosanto diritto di dire ciò che pensiamo, in un paese libero e democratico che è ancora il nostro.

Il successo del Teatro degli Orrori coincide con questo ritorno della musica italiana con contenuto. I periodi musicali, come quelli storici del resto, si riconoscono sempre dopo. Come definire questa nuova leva che ha rianimato la sostanza attraverso il rock? Parlo di voi, di Vasco Brondi… Di tutto l’esercito de “La Tempesta.”
Credo che ci sia una grandissima voglia di contenuto in questo momento nel paese. Mi piace pensare che il TDO abbia contribuito a questa Renaissance. Hai nominato Vasco Brondi, lui è il perfetto esempio della voglia di contenuto. Lui fa una musica particolarmente sgraziata, eppure funziona e soprattutto tra i più giovani. C’è voglia di narrazione. Basta con le canzonette per adolescenti! Basta Pausini e Vasco Rossi! Non ce l’ho con loro ma quando è troppo è troppo.

Confermi che nonostante i talk show e la musica usa e getta, in realtà qualcosa sia in fermento?
Sì e questo qualcosa viene dal basso, dalla società civile, dalla musica indipendente e non dalla televisione perché è occupata dai gruppi di potere. Noi remiamo in direzione opposta e contraria a questi signori.

Gli One Dimensional Man sono tornati prepotentemente e tu hai ripreso a suonare il basso. Riesci a preservare il diverso modo di cantare dal vivo?
Avere uno strumento in mano, anche se sono un bassista scarsissimo, mi impone anche un modo di cantare più metrico e più legato allo strumento stesso e mi impedisce di teatralizzare lo spettacolo. Siamo qui, impegnati nella scrittura dei nuovi brani, siamo in anticipo sui tempi, il nuovo disco uscirà per metà giugno. Stiamo facendo un disco eccezionale


Come sappiamo i testi degli ODM sono in inglese, avete già suonato fuori dallo stivale o avete intenzione di farlo e soprattutto com’è il riscontro col pubblico italiano?
Cantare in italiano è la cosa più giusta e più onesta da fare qui, così si viene compresi da tutti. Il nostro non è un paese anglofono, però One Dimensional Man è nato così, è sempre stato cantato in inglese. Sull’estero faremo ogni sforzo possibile. Speriamo che vada bene, l’importante per me è il palcoscenico e divertirmi.

Abbiamo parlato moltissimo dell’aspetto testuale dei tuoi progetti visto che ne sei l’autore. Ma oltre a questo, hai mai pensato di avere a che fare con la scrittura di un romanzo?
Non ho mai scritto un romanzo, non credo faccia per me. Mi spaventerebbe quasi l’idea di scriverne uno. Sono più bravo a scrivere le invettive. Per il momento sono così impegnato con la scrittura dei miei lavori.

(piccolo regalo: premendo sulla copertina di "RARO", qui sopra, potete scaricare gratuitamente l'EP)

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