sabato 13 agosto 2011

Verily So!

I Verily So sono tre ragazzi toscani: Marialaura Specchia (voce, batteria, chitarra), Simone Stefanini (voce, chitarra, batteria) e Luca Dalpiaz (basso, voce, batteria).

Il loro disco d'esordio, omonimo, mi era stato segnalato via mail. Non è un vero e proprio esordio, visto che già nel 2010 avevano fatto uscire un Demo/EP, recensito su Rockit. Nei mesi che separano le due uscite è cambiata la formazione, ma soprattutto l'approccio. Da un suono più essenziale e scarno, nato dall'incontro fra chitarra e piano, quasi privo di sezione ritmica, questi ragazzi si sono evoluti notevolmente. Oggi non soltanto le percussioni ci sono, ma in alcuni brani sono trascinanti. Niente da dire, qui siamo davvero a ottimi livelli, niente da invidiare all'indiefolk d'oltreoceano. 
Beh, ad ogni modo se andate su Stordisco c'è una bellissima recensione dell'album. Come anche su Dance Like Shaquille O'Neal.

Io invece ho deciso di togliermi qualche curiosità, chiedendo a loro stessi. Ecco l'intervista a Marialaura e Simone.


1) I Verily So secondo la biografia ufficiale nascono nel 2010: in principio erano Marialaura e Simone, ma la band pubblica il primo disco solo dopo l'arrivo di Luca. Io vorrei sapere cosa c'è stato prima del gruppo. Avete vissuto percorsi diversi o piuttosto simili? e intorno a cosa vi siete incontrati?

Simo: Mari era una cantautrice solista, io e Luca suonavamo hardcore. Dopo l'esperienza Desing e l'amore viscerale per la formula "chitarra + due voci mischiate alla perfezione", contattai Marialaura per provare questa direzione, che funzionò in modo naturale, da subito. Abbiamo suonato per un anno in giro, ovunque, dal busker in strada al locale chic terribile, rodando il duo con cover (Damien Rice, Swell Season, Velvet Underground, Iron & Wine, Portishead, Jesus & Mary Chain, Arcade Fire… Tipo jukebox umani) e primi pezzi originali. Poi l'antica formula "chitarra + due voci ecc. ecc." iniziò a starci stretta, volevamo formare una vera band. Abbiamo registrato un demo, un video DIY (When I End And You Start), poi abbiamo chiuso col duo. Contattare Luca al basso è stata una scelta naturale, arrangiare i pezzi in trio è stato un divertimento: venivano da soli! Mari si è messa a suonare la batteria in piedi, io ho attaccato il distorsore alla chitarra acustica, Luca ha passato il basso acustico da un ampli rumoroso e via. Abbiamo preso pezzi vecchi e nuovi, li abbiamo registrati con Massimo Cuomo, gli amici della Inconsapevole Records ci hanno supportato, in un paio di mesi il disco era pronto.


2) Il vostro suono può essere definito in tanti modi, sicuramente l'etichetta più comoda è quella del folk. A me hanno colpito particolarmente due cose, e vorrei chiedervi di raccontarcele. Prima di tutto, l'alternanza alla voce: come mai questa soluzione? cosa aggiunge secondo voi la voce di Marialaura, e in base a cosa invece in alcuni brani vi sembrava più appropriata quella di Simone?

Simo: Con le dovute epiche distanze, si fa alla Beatles. Chi scrive il pezzo lo canta. Quando lo cantiamo in due o corale è perché, semplicemente, più potente. Mari è una vera cantante, sa usare la voce, registra buona la prima.Io sono un musicista, ho imparato ad urlare prima che a cantare. La cosa, non si capisce perché, funziona.
Mari: L'alternanza di voce dipende soprattutto dalla musica che ci ha formati e che ha dato il via ai primi VS (Swell Season, Lisa Hannigan e Damien Rice, Arcade Fire...). L'entrata di Luca ha cambiato molto il suono ma abbiamo voluto mantenere questa caratteristica. Ogni testo è intimista e la scelta della voce principale dipende proprio da che si sente piu' vicino a quel pezzo, ragione per la quale c’è molta varietà all'interno del disco. Abbiamo ascolti simili ma percorsi diversi. Quando uno di noi propone un nuovo pezzo, gli altri danno certamente il loro contributo, cercando però di non alterare l’ anima con cui il pezzo è stato proposto dal suo autore.




3) la seconda curiosità riguarda il ruolo di Marialaura. Vero che in Italia soprattutto negli ultimi anni inizia ad essere meno raro vedere il batterista suonare in piedi un set ristretto, hanno iniziato gli Zen Circus, oggi tra i tanti mi viene da segnalare i loro "nipoti" Criminal Jokers (vedi questo video). Come in questi ultimi, oltre a suonare la batteria sei anche cantante: hai sempre fatto entrambe le cose? nei live riesci sempre a gestirle in modo naturale?
Non ho iniziato suonando la batteria e cantando contemporaneamente. L'approdo al drumming è stato del tutto casuale. La formula del trio ha dato una sferzata di energia all'intero disco e questo ha comportato ad una necessità innegabile: ritmo percussivo. Ed è qui che c'è stato l'incontro. Dovendo cantare, la scelta dello stand up drum è stata inevitabile. Inoltre non essendo una vera batterista la scelta di un set intero sarebbe stata dispersiva per quelli che sono i nostri presupposti. Verily So, "in verita' è così": diretti, semplici, sgangherati, senza troppe sovrastrutture, ci arrangiamo come meglio possiamo ma lo facciamo col cuore.
Stimiamo entrambi. La verità è che questa soluzione risale ai tempi dei Velvet Underground, ripresa negli anni 80 dai Jesus&Mary Chain, dai Violent Femmes, ultimamente dai Low, che amiamo. Gruppi molto diversi che hanno come matrice accomunante il fatto di essere diretti, non perdersi in fronzoli. Per Mari, con la batteria è stato amore a prima vista e dal vivo ci picchia forte! Nei nuovi pezzi, più rumorosi, sta diventando proprio potente!


4) un'ultima domanda per voi. So che avete già suonato molto, anche prima dell'uscita del disco. Mi chiedevo se questo fosse nato e cresciuto anche grazie ai concerti oppure finora fosse vissuto solo in sala prove e nello studio di registrazione. Sempre più spesso in ambiente indie si tende a separare i due aspetti, è anche il vostro caso? e in generale, quanto conta per voi la resa dal vivo di un brano nella sua compisizione e registrazione?

Il disco (che potete scaricare online su Bandcamp o Itunes, oppure chederlo direttamente al gruppo scrivendo a verilysomusic@gmail.com, ndr) dal vivo è più sporco, più veloce, ma è sempre lui. I pezzi nascono dal vivo o in studio, suonando comunque tutti insieme, quindi nessuna separazione, è un piacere suonare live i pezzi di un disco che abbiamo ascoltato allo sfinimento, perché possiamo aggiungere ogni volta sfumature sempre diverse.
Il disco è stato certamente piu' curato nei dettagli, possiamo dire piu' "coccolato". Abbiamo cercato però di non sovraccaricarlo poichè per noi è fondamentale dare nei live cio' che il disco trasmette. Suonavamo le nostre canzoni molto prima dell'uscita del disco stesso ed è per questo che siamo approdati in sala di registrazione con le carte gia' in tavola.


Vi lasciamo con un po' di link sulla band:
1) la pagina Facebook
2) la pagina Myspace
3) la pagina su Reverbnation
4) la pagina Bandcamp
5) la recensione su Stordisco
6) quella su Dance Like Shaquille O'Neal.

Seguiteli!

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