Mi ficco l'ultimo boccone di panettone in bocca, arriva in gola e spinge giù l'ultima nocciola del torrone di mezz'ora prima: sono pronto per il concerto di Natale del Circolo.
Non escludo però che la stella luminosa appesa alle spalle della batteria sia stata un'allucinazione.
E' difficile spiegare a un purista del cantautorato come Dario Brunori abbia potuto vincere il premio Ciampi e il premio Tenco nell'arco degli ultimi 12 mesi, infarcendo le canzoni dei peggiori nananà e lalalà della tradizione pop italica.
Ci proverò. Perché credo la risposta sia nella descrizione di quanto visto e sentito, domenica sera.
La stella luminosa (c'era, ne sono quasi sicuro), così come i festoni, le decorazioni dei microfoni, l'abbigliamento dei membri del gruppo, le corna da renna (che - scuserete il momento autocelebrativo - gli avevamo suggerito nell'intervista realizzata lunedì 20): è questa l'estetica della (premiata) ditta Brunori SAS. Ed è subito festa di paese, all'apparenza.
Brunori SAS a ProdezzeFuoriArea |
E poi le battute, il continuo prendersi in giro e ironizzare sul sapore nostalgico e malinconico delle canzoni, la tombola tra un brano e l'altro, con tanto di premi come l'agendina e il calendario della "vera" Brunori SAS (un'azienda edile che Dario ha ereditato dal papà).
E' un modo di affrontare la realtà che funziona: funziona perché sul palco ci vanno dei musicisti veri e capaci (ottimo l'inserimento di Stefano Amato, violoncellista), perché tra un "lalalà" e un "nananà" Dario Brunori canta e fa cantare le fottutissime frustrazioni di una generazione che va dai 35 ai 25 anni, perché è difficile non identificarsi con chi ammette che "la mia non è una vita speciale e troppo spesso me la devo inventare", perché per tre volte nell'arco di 12 mesi ha suonato a Roma, senza mai presentare lo stesso arrangiamento (Italian Dandy è diventato un pezzo di 6 minuti circa, con passaggi quasi swing, tanto per dirne una).
E infine perché sa proporre prima Insieme a te sto bene, di Lucio Battisti, poi Il vino, di Piero Ciampi, e tra le due infila una ballata come "La mosca" (perché ho voglia di lei questa è l'unica cosa e non sarà una mosca a rubare il profumo alla rosa - difficile non pensare a Sei ottavi di Rino Gaetano).
La Brunori SAS (ci) piace per la scanzonata schizofrenia, che non ha niente in comune col cantautorato di un Vasco Brondi, che sembra la messa a frutto di un disagio (più o meno) reale. Perché ha saputo dare voce alla gente normale, che non si sente diversa o esclusa, anzi ci ride su; che in fondo vorrebbe soltanto avere la mente sgombra e il sacrosanto diritto di cantare davanti al falò, e invece ha troppi cazzi per la testa e se la vede con un mondo che esordisce con un "come stai?" senza saper andare oltre, né interessarsi davvero. Che s'è stufata di sentirsi dire che chi ha una vita normale non possa cantarla. Perché è esattamente questo, che si fa, con Dario Brunori.
p.s. quando Dario urla che è contento di fare l'imprenditore, non credetegli.
Tender Branson
Scaletta: Italian Dandy, Paolo, Nanà, Come stai?, L'imprenditore, Di così, Insieme a te sto bene, Collo spray (anticipazione del prossimo disco), Il pugile, La mosca (anticipazione), Il vino, Guardia '82, Una domenica notte (da "La leva cantautorale degli anni zero", ne avevamo parlato qui), Stella d'argento.
Band: Dario Brunori: chitarra e voce; Mirko Onofrio: sax, flauto, flauto basso; Massimo Palermo: batteria; Dario Della Rossa: tastiere, diamonica e banchetto; Stefano Amato: violoncello; Simona Marrazzo: voce, cori, percussioni.
2 commenti:
Grazie mille del biglietto!! Mai regalo natalizio fù più apprezzato!!
Brunori è fantastico meriterebbe come minimo un pampepato gigante :)
Contenti ti sia divertita, Claudia!
e sì, come avrai capito Brunori piace anche a noi.
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